ASPETTI RILEVANTI CONNESSI AI RISCHI PER LA SALUTE DERIVANTI DALL'INCENERIMENTO DI RSU

A cura del Dott. Enrico Sabbioni - Medico Tossicologo

Sebbene il problema dell'impatto sanitario ed ambientale connesso all'incenerimento dei RSU è molto complesso e riguarda non solo le aree in cui l'impianto è ubicato, non vi è dubbio che il vero nodo relativo ai rischi per la salute della popolazione che vive nelle zone limitrofe ad un inceneritore è quella delle emissioni di sostanze inquinanti, che si producono nelle polveri di griglia (ceneri) e di camino (particolato) e nei gas, e la cui natura dipende dalla composizione dei rifiuti e dalle caratteristiche dell'inceneritore.

Origine e tipo di contaminanti.

Per quanto riguarda i macrocontaminanti, si tratta di emissioni comuni a molte combustioni:anidridi solforose, ossidi di azoto e di carbonio, cianuri e gas acidi (acido cloridrico, fluoridrico, bromidrico). Oltre che a creare problemi alla salute dell'uomo (irritazione dell'apparato respiratorio) essi contribuiscono all'impatto ambientale globale delle sorgenti di combustione (piogge acide, effetto serra). Comunque nei loro confronti la tecnologia ha da tempo sviluppato soluzioni adeguate per un abbattimento di tali emissioni sotto quanto prescritto dai limiti di legge. Assai più rischiosi e dannosi alla salute della popolazione sono i microcontaminanti del tipo inorganico (metalli pesanti) ed organico (idrocarburi policiclici aromatici (IPA) nonché policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF). I metalli pesanti (tipo arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo come componenti principali o impurezze dei rifiuti) non possono essere distrutti durante la combustione e, dopo incenerimento si ritrovano ripartiti tra residui di combustione.

IPA, PCDD e PCDF non sono facili da gestire in un processo di termodistruzione e possono essere generati da tre condizioni: un'insufficiente temperatura di incenerimento (<800°C) che permette a diossine e furani, già presenti nei rifiuti, di liberarsi senza essere distrutti; una formazione in fase gassosa, prima che i fumi vengano immessi nell'atmosfera, quando la temperatura è ancora compresa tra 500° e 700°C; una formazione su particelle in fase solida a temperatura ulteriormente inferiore a 500° quando alcuni residui metallici (tipo rame) fungono da catalizzatori.

L'associazione dei microcontaminanti con le ceneri submicroniche e la loro deposizione polmonare. 

Durante la combustione i metalli vaporizzano, condensandosi ed arricchendosi poi sulla superficie delle ceneri di combustione, incluse quelle di dimensioni submicroniche (<1µm). Un analogo fenomeno di arricchimento avviene anche per gli altri microcontaminanti organici (IPA,PCDD e PCDF), cosicché dopo la combustione le particelle submicroniche rappresentano un veicolo di trasporto per un' elevata quantità di contaminanti presenti sulla loro superficie. Questo aspetto è certamente il meno noto, ma quello tossicologicamente più importante riguardo ai rischi sanitari per la popolazione: le particelle submicroniche, infatti, sfuggono ai sistemi di abbattimento del particolato (filtri elettrostatici) e sono rilasciate dal camino nell'atmosfera, dove sono trasportate a chilometri e chilometri di distanza, ricadendo poi al suolo, contaminando l'ecosistema terrestre ed acquatico da dove, attraverso la catena alimentare, potrebbero raggiungere l'uomo (possibilità comunque remota). Molto più importante e' invece la possibilità che le particelle submicroniche si depositano nel polmone per inalazione diretta con potenziale possibilità di contribuire a bronchiti, fibrosi, asme. Di grandissima importanza tossicologica è il fatto che una volta inalate, sempre a causa delle loro dimensioni submicroniche, tali particelle possono raggiungere gli strati più profondi del polmone, passando direttamente nel sistema circolatorio che le trasporta, col loro carico inquinante, ai diversi organi del corpo. Qui possono dare origine ad effetti cumulativi nel tempo con insorgenza di effetti tossici a carico di sistemi ritenuti i più vulnerabili (ad esempio sistema nervoso, riproduttivo ed immunologico) alle piccole esposizioni (basse dosi) di tipo cronico (costanti per lunghi tempi), come nel caso delle emissioni da un inceneritore. Va sottolineato come purtroppo in tale contesto le informazioni scientifiche disponibili attualmente non sono in grado di dare una chiara risposta tossicologica in relazione ad effetti sanitari conseguenti all'esposizione cronica a basse dosi di contaminanti, un'area di ricerca purtroppo quasi del tutto inesplorata ed oggi riconosciuta di elevata priorità. Inoltre, ancor più preoccupante e' l'aspetto di induzione di possibili effetti cancerogeni. Infatti alcuni metalli e loro composti (arsenico, cromo e nichel) sono riconosciuti dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione (IARC) come cancerogeni per l'uomo; altri (berillio, cadmio) sono classificati come probabili cancerogeni, mentre per i microcontaminanti organici (IPA, più di 100 composti, PCDD e PCDF) tale evidenza è dimostrata solo in animali da laboratorio. In tale contesto, la deposizione polmonare delle particelle submicroniche rappresenta il potenziale cancerogeno più elevato riguardo alle ceneri totali prodotte ed in particolare a quelle emesse in atmosfera. Non a caso in un recente rapporto della Commissione Europea sulle problematiche degli inceneritori e sui possibili sviluppi di questa tecnologia, vengono raccomandati tra l'altro sforzi significativi sul miglioramento delle tecniche di gestione delle ceneri volatili.

 

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