LO STUDIO SULLA LOCALIZZAZIONE DEL SECONDO INCENERITORE DELLA PROVINCIA DI VARESE.
Chi avesse presenziato alla presentazione dello studio sulla localizzazione del secondo inceneritore, Mercoledì 27/1 alla Commissione Ambiente Provinciale, avrà avuto più di un motivo di sconcerto. La premessa era accattivante : indagini ambientali e territoriali finalizzate alla localizzazione. Finalmente il conflitto tra tecnologia e natura sarebbe stato portato alla luce e valutato nelle sue concrete determinazioni, al vaglio di indagini approfondite. La stessa provincia di Varese, dal suo WEB su Internet, prometteva di individuare il sito più idoneo attraverso l'analisi degli effetti indotti dall'inceneritore sul territorio e sull'ambiente. Invece l'ambiente nello studio non c'è: non ci sono le analisi approfondite, non c'è l'identificazione degli effetti su territorio e ambiente, non c'è nulla che assomigli ad uno studio di compatibilità ambientale. C'è però la scelta dei tre siti. Ormai tutti sanno che un inceneritore rilascia in atmosfera sostanze assai nocive come gas acidi, metalli pesanti in polvere (tra i quali piombo, cadmio e mercurio) e composti organici (idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani). Il sito più idoneo (o meno inidoneo) dovrebbe essere quello che minimizza gli effetti di queste emissioni sulla salute degli uomini e sull'ambiente. Come è documentato con maggiore dettaglio nell'allegato "Osservazioni sulla prima parte dello studio per la localizzazione dell'inceneritore", lo studio del centro PIM è pervenuto alla scelta dei tre siti (Brebbia, Casale Litta, Caronno Corbellaro) senza valutare :
le condizioni di dispersione in atmosfera degli inquinanti gassosi (dipendenti dal clima, dalla meteorologia, dalla morfologia di ciascun luogo),
la presenza di interazione con emissioni inquinanti da impianti già attivi nei territori.
I criteri invece adottati per giungere ai tre siti prescelti sembrano riferirsi ad un innocuo manufatto, solo un po' ingombrante e, forse, brutto. Di condizioni climatologiche e di qualità dell'aria si è parlato solo a proposito dei tre siti già scelti e con imprecisioni e superficialità sconcertanti.
Si è lamentata la scarsità di dati meteorologici. Il vicesindaco di Ispra ha fatto notare ai relatori che dati meteorologici dell'area di Brebbia sono disponibili dall'Euratom, a seguito di una vigente convenzione, e che non gli erano stati richiesti. Si è fatto ricorso a stime grottesche : per valutare la qualità dell'aria di Brebbia sono stati presi in considerazione i dati di Caravate (dove è attivo un cementificio, con le sue immaginabili emissioni); per Caronno Corbellaro addirittura sono stati assunti i dati di Varese, quando chiunque sa che non è possibile assimilare la qualità dell'aria di un piccolo paese a quelle di una grande città, dove tra l'altro sono state ripetutamente superate alcune soglie di allarme. Fino alla surreale motivazione per la scelta di Brebbia : l'inceneritore avrebbe riqualificato l'area boschiva degradata (è mai stato il relatore nei boschi di Borsano, presso Busto Arsizio, a constatare di persona gli effetti del locale inceneritore ?).
Ma è un altro il vero punto.
Questi studi dovrebbero essere uno strumento di salvaguardia per tutti i
cittadini, una garanzia per la scelta, se non migliore, almeno meno rovinosa.
Dovrebbero anche garantire l'equità delle scelte : l'evidenza dei dati e la
serietà delle indagini dovrebbero assicurarci che non ci sono state indebite
penalizzazioni o favoritismi. Dovrebbe stabilirsi un rapporto di responsabilità
tra gli autori dello studio e i cittadini: responsabilità degli uni per la
tutela degli altri. Non penso di essere fazioso o troppo sbrigativo se affermo
che tutto questo è venuto a mancare : lo studio non garantisce né tutela, né
salvaguardia, né equità. Non solo , ma è inadempiente rispetto alle stesse
indicazioni del Piano Provinciale, come si può evincere dalle osservazioni
allegate. Di fronte ad esso è possibile trarre una sola conclusione : deve
essere rifatto. Non credo sia in gioco solo se fare l'inceneritore e dove. E' in
gioco la credibilità degli strumenti tecnici di valutazione e delle istituzioni
che li valutano. Ai membri della Commissione Ambiente Provinciale posso dare un
solo consiglio: leggete attentamente lo studio confrontandolo con gli obiettivi
che gli avevate assegnato. La conclusione verrà da sé.
Fulvio Fagiani
Coordinamento Varesino per la Gestione dei Rifiuti